(segue) Sintesi del Regime
(18 marzo 1934)
[Inizio scritto]

      Fino ad oggi, per il prevalere delle tendenze urbanistiche, ci siamo occupati delle abitazioni agglomerate. Continueremo a farlo perché certi quartieri delle maggiori e minori città d'Italia sono un insulto all'igiene e alla morale, ma è tempo di occuparsi anche delle case dei contadini, se si vuole conservarli ai campi. Da una indagine compiuta su mio ordine, dall'Istituto Centrale di Statistica, risulta che le case rurali isolate sono 3 milioni e 390.000 circa. Di esse ben 142.298 sono inabitabili, e cioè da demolire, 475.000 sono abitabili, ma con grandi riparazioni, 930.000 con piccole riparazioni: le altre 1.840.000 sono abitabili senza riparazioni. In questo settore c'è da lavorare per almeno trent'anni. La proprietà non è, nella sua maggior parte, in grado di assumersi questa spesa. Si impone l'intervento dello Stato con un contributo da stabilire per ogni categoria di case da demolire o da riparare. Tutto ciò rientra nei lavori pubblici e relativo impiego di mano d'opera. La parola d'ordine è questa: entro alcuni decenni, tutti i rurali italiani devono avere una casa vasta e sana, dove le generazioni contadine possano vivere e durare nei secoli, come base sicura e immutabile della razza. Solo così si combatte il nefasto urbanesimo, solo così si possono ricondurre ai villaggi e ai campi gli illusi e i delusi che hanno assottigliato le vecchie famiglie per inseguire i miraggi cittadini del salario in contanti e del facile divertimento.
      Non è questa la sede e il momento per un esame dettagliato delle nostre relazioni internazionali. Il giro di orizzonte si limiterà agli Stati coi quali confiniamo e a taluni problemi di ordine generale. Con la Svizzera i rapporti sono dei più cordiali. Un trattato di amicizia che fu firmato nel 1924 scade nel settembre di quest'anno; siamo disposti a rinnovarlo per lo stesso periodo di tempo. Finita la guerra abbiamo fatto una politica di amicizia con l'Austria diretta a difenderne la integrità e l'indipendenza. Siamo stati soli per lungo tempo. Quando le cose presero un andamento drammatico anche gli altri si svegliarono. Continueremo in tale linea di condotta. L'Austria sa che per difendere la sua indipendenza di Stato sovrano, può contare su noi e sa che faremo ogni sforzo per sollevare le condizioni del suo popolo. Con la Jugoslavia le relazioni sono normali, cioè diplomaticamente corrette. È possibile di migliorarle, anche perché sul terreno dei rapporti economici i due paesi sono complementari. Il problema delle relazioni italo-jugoslave va affrontato solo quando si siano determinate le condizioni necessarie e sufficienti per risolverlo. Le relazioni con la Francia sono migliorate dal punto di vista generale, ma la realtà impone di aggiungere che nessuno dei problemi grandi e piccoli, che stanno sul tappeto fra Italia e Francia da quindici anni, è avviato a soluzione. Tuttavia un riavvicinamento si è operato in linea morale e su talune molto importanti questioni di ordine europeo e questo è un elemento favorevole che può condurre come desideriamo ad ulteriori sviluppi.

(segue...)