(segue) Sintesi del Regime
(18 marzo 1934)
[Inizio scritto]
La potenza militare dello Stato,
l'avvenire e la sicurezza della Nazione sono legati al problema
demografico, assillante in tutti i paesi di razza bianca e anche nel
nostro. Bisogna riaffermare ancora una volta e nella maniera più
perentoria e non sarà l'ultima, che condizione insostituibile
del primato è il numero. Senza di questo tutto decade e crolla
e muore. La giornata della madre e del fanciullo, la tassa sul
celibato e la sua condanna morale, salvo i casi nei quali è
giustificato, lo sfollamento delle città, la bonifica rurale,
l'Opera della maternità e infanzia, le colonie marine e
montane, l'educazione fisica, le organizzazioni giovanili, le leggi
sull'igiene, tutto concorre alla difesa della razza. Il fiorentino
Machiavelli diceva: «Quelli che disegnano che una città
faccia grande imperio, si debbono, con ogni industria, ingegnare di
farla piena di abitatori, perché senza questa abbondanza di
uomini, mai si riuscirà di far grande una città.»
Il milanese Pietro Verri, due
secoli dopo, a sua volta ammoniva: «La popolazione è uno
dei fattori della ricchezza nazionale, essa costituisce la forza
fisica e reale dello Stato, essendo il numero degli abitanti la sola
misura della potenza di uno Stato.»
L'idea che l'aumento di
popolazione determini uno stato di miseria, è così
idiota che non merita nemmeno l'onore di una confutazione.
Bisognerebbe dimostrare che la ricchezza non nasce dal moltiplicarsi
della vita, ma dal moltiplicarsi della morte. Economisti di fama
additano nella denatalità una delle cause della crisi infatti
chi dice denatalità dice sottoconsumo o niente consumo. I
paesi a più forte denatalità sono quelli dove la crisi
si è cronicizzata. Anche qui la viltà morale, poiché
di ciò si tratta, è nelle classi cosiddette superiori,
che pure non hanno preoccupazioni di ordine materiale, non nel
popolo. Io mi rifiuto di credere che il popolo italiano del tempo
fascista, posto a scegliere fra il vivere e il morire, scelga
quest'ultima via e che fra la giovinezza che rinnova le sue ondate
primaverili e la vecchiaia che declina verso gli inverni oscuri,
scelga quest'ultima e offra fra qualche decennio lo spettacolo
infinitamente angoscioso anche nella semplice previsione, di una
Italia invecchiata, di una Italia senza gli italiani, in altri
termini, la fine della Nazione.
(segue...)
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