La Festa del Lavoro
(21 aprile 1934)
Nello stesso
giorno, 21 aprile 1934-XII, il Duce parlava davanti a una grandiosa
adunata di lavoratori, celebrando il Natale di Roma, riconsacrato dal
Fascismo come festa del Lavoro:
Camerati! Lavoratori!
Oggi 21 aprile, Natale di Roma, è
consacrato alla celebrazione del lavoro. Non del lavoro interpretato
in senso astratto o universale, ma del lavoro italiano, del vostro
lavoro, di voi contadini, di voi operai, di tutto il popolo
lavoratore italiano. Non è senza un profondo significato che
oggi per la prima volta un gruppo di lavoratori italiani, i portuali
di Genova, hanno l'onore di montare la guardia alla Mostra della
Rivoluzione fascista. È perfettamente giusto che sia così
perché la Rivoluzione delle Camicie nere non è stata
fatta contro il popolo, ma è stata fatta per il popolo
italiano. La Rivoluzione fascista ha voluto dal popolo italiano la
disciplina e l'unità necessarie, ma ha anche preso un solenne
formidabile impegno al quale tutti i rivoluzionari delle Camicie nere
terranno fede sino all'ultimo istante della loro vita. Questo impegno
significa: maggiore potenza e maggiore benessere per il popolo
italiano.
Nessun popolo in nessuna parte del
mondo offre lo spettacolo del popolo italiano: disciplinato,
consapevole, tenace nel suo sforzo, ha già toccato l'orizzonte
della grandezza, poiché sorge da una guerra che fu di popolo,
da una Rivoluzione che è stata di popolo. Le squadre del
Fascismo nel tempo eroico della vigilia, gli squadristi che gettavano
la vita intrepidamente... (voci: «E la getteremo ancora ai
vostri ordini, Duce!») ... gli squadristi nella loro enorme
maggioranza venivano dalle masse popolari dei campi e delle città
e dalla gioventù delle scuole. Noi non permetteremo mai che
sia alterato anche di una sola linea questo carattere tipicamente,
profondamente popolare della Rivoluzione delle Camicie nere. È
certo che con la nostra disciplina, col nostro coraggio indomito,
supereremo questi tempi difficili. E una volta che siano superati, il
popolo italiano avrà diritto ad una vita che non sia di
strettezze e di disagi, una vita degna del tempo fascista, poiché
la Rivoluzione delle Camicie nere tende ad elevare il lavoro
riconoscendolo in tutti i suoi elementi come il fattore fondamentale
di tutta la vita sociale. A poco a poco, ma con un movimento costante
e sempre più accelerato, il popolo italiano entrerà
intimamente nella vita della Nazione e nella vita dello Stato, sino a
riassumere nelle sue mani il suo destino. Io lo vedo già, non
soltanto con gli occhi della fantasia, ma per la fatale logica delle
cose, io lo vedo, il popolo italiano inquadrato nelle sue formazioni
politiche, inquadrato nelle sue formazioni militari, inquadrato nelle
sue organizzazioni sindacali e corporative, andare decisamente al suo
posto di responsabilità nell'economia della Nazione.
(segue...)
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