Verso il riarmo
(18 maggio 1934)
Questo articolo,
scritto per l'«Universal
Service» venne pubblicato dal Popolo d'Italia nel numero del 18
maggio 1934-XII. Esso giungeva nel momento in cui la Conferenza del
Disarmo era costretta a rivelare l'inanità dei suoi tentativi
— e rappresenta, oltre che una diagnosi del male, un monito
preciso alle sfere responsabili della politica mondiale.
E' questa l'ultima volta in cui mi
occuperò del disarmo, della Conferenza del disarmo e delle
prospettive che vi si delineano. Tali prospettive impongono di
constatare che la Conferenza del disarmo è finita e che
comincia o può cominciare una Conferenza del riarmo. Le
posizioni dei grandi protagonisti sono ormai fissate: la Francia non
intende disarmare né di un uomo, né di un fucile;
l'Inghilterra è disposta a disarmare per ciò che
concerne la terra, ma è pochissimo inclinata a ridurre la
efficienza della sua flotta, mentre è inevitabile che aumenti
i suoi effettivi di aviazione; la Germania, forte della parte V del
Trattato Versailles e del riconoscimento della parità di
diritto che le fu concessa nel dicembre del 1932, chiede 300.000
uomini e relativi armamenti; l'Italia ha proposto un piano che tiene
conto di tutti questi dati di fatto e permette di arrivare alla firma
di una convenzione. Non bisogna dimenticare, parlando di disarmo, la
posizione della Russia, quella degli Stati Uniti e quella del
Giappone, il quale, uscito dalla Società delle Nazioni ha una
libertà di manovra superiore a quella di tutti gli altri. Al
punto a cui sono arrivate le cose, dopo la pubblicazione dei
memoriali, le visite circolari di Eden, e l'ultima nota francese al
Gabinetto di Londra, non ci sono alternative: o si accetta il piano
italiano o ricomincia la corsa agli armamenti. I vantaggi del piano
italiano sono i seguenti: esso non richiede disarmo alcuno alle
potenze attualmente armate, salvo qualche accordo in materia di
guerra chimica e, forse, qualche regolamentazione dell'aviazione da
bombardamento; la Francia conserva quindi la sua superiorità
in fatto di potenziale bellico. E questo, al disopra di ogni
protocollo, costituisce la vera base di ogni sicurezza.
(segue...)
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