(segue) La situazione economica
(26 maggio 1934)
[Inizio scritto]

      Abbiamo risposto a questa obiezione.
      Non possiamo noi del '900 essere più luzzattiani di Luigi Luzzatti (si ride), il quale dava sei giorni di tempo in un'epoca in cui non c'era il telefono sviluppato come oggi, non c'era l'aeroplano, non c'era la radio. (Approvazioni).
      Poi si sono messe altre voci in giro, cioè che il Governo meditava la nominatività dei titoli.
      No, mai! Questo è escluso nella maniera più perentoria ed assoluta, perché la nominatività dei titoli significa la fine dei titoli.
      Si è detto che si volevano mettere delle tasse sulle cedole.
      Falso! Sarebbe stato veramente crudele infliggere ancora una decurtazione del reddito a coloro che hanno avuto fiducia nello Stato, che avevano accettato il consolidamento del 1926 e adesso subivano una riduzione, delle loro rendite del 30 per cento.
      Poi taluni vociferatori hanno parlato di un nuovo prestito per far fronte al pagamento del 4,50 per cento. Questo pagamento è stato effettuato davanti agli sportelli di tutti gli Istituti finanziari d'Italia con mezzi che erano a nostra disposizione, i quali sono ancora oggi, come risulta dall'ultima situazione di bilancio, 2.700 milioni in cassa, liquidi, spendibili, con cui faremo fronte anche ai pagamenti delle cedole che scadono il 1° luglio.
      Non bisogna stupirsi di tutto questo, perché i risparmiatori hanno una psicologia speciale, di cui bisogna tener conto. Non solo noi non meditiamo niente di tutto ciò, ma è mia convinzione che bisogna versare dell'olio sulle acque agitate, in modo che tutti i risparmiatori riacquistino la loro più completa tranquillità.
      Terzo avvenimento: la riduzione degli stipendi. Qualcuno ha detto che è avvenuta dopo il Plebiscito, come la volta precedente.

(segue...)