(segue) La situazione economica
(26 maggio 1934)
[Inizio scritto]

      Non possiamo indebitarci, perché tutto il danaro che va allo Stato, viene in una certa aliquota sottratto all'economia della Nazione. Se noi seguiamo la storia degli avanzi e dei disavanzi di bilancio, noi seguiamo la storia della Nazione.
      È interessantissima. Come ricorderete il Regno d'Italia fu proclamato a Torino nel marzo del 1861. Il nuovo Regno esordisce con un deficit di 446 milioni. Naturalmente c'è da mettere insieme tutta la compagine della Nazione. E questo disavanzo accompagna gli esercizi 1863-1864 e 1865 e sale a 721 milioni nel 1866.
      Nel 1866 guerra italo-prussiana contro l'Austria. Bisogna giungere al 1875 per ritrovare un modesto avanzo di 14 milioni.
      La serie degli esercizi che si chiudono in avanzo continua fino al 1883.
      Poi con gli anni 1885-1886 cominciano i disavanzi, che vanno fino agli anni 1896-1897.
      Ma poi riappare l'avanzo nei bilanci degli anni che vanno dal 1898-1899 fino al 1910-1911; ultimo avanzo di bilancio nella misura, diciamo pur modesta di 11 milioni.
      D'allora cominciano i grossi disavanzi. Nel 1914-1915 due miliardi e ottocentotrentacinque milioni; 1915-1916 sei miliardi; 1916-1917 dodici miliardi; 1917-1918 diciassette miliardi; 1918-1919 ventidue miliardi; 1919-1920 sette miliardi e 886 milioni; 1920-1921 diciassette miliardi; 1921-1922 quindici miliardi; 1922-1923 tre miliardi.
      Cominciamo noi a funzionare! Questo disavanzo nel 1923-24 venne ridotto a 418 milioni.
      Poi comincia la serie nuova degli avanzi. Avanzi che sono di 147 milioni nel 1924-1925; 468 nell'esercizio successivo; 436 nel 1926-1927; 497 nel 1927-1928; 555 nel 1928-1929; 170 nel 1929-1930.
      Fermiamoci un poco. Questo dimostra, in contrasto con quello che si sussurra da taluno, che il livello di stabilizzazione non ha giuocato a determinare il disavanzo, perché negli anni 1927-1928-1929 e 1930 ce ancora un avanzo di bilancio.

(segue...)