(segue) La situazione economica
(26 maggio 1934)
[Inizio scritto]
Non nego che vi sia ancora
qualcosa da fare per quello che riguarda il trasporto delle merci; ma
lì non si può andare molto avanti. Lo sapete perché?
Perché l'Italia ha la forma dello stivale, forma bizzarra,
originale che non piaceva a Napoleone, il quale la definiva un errore
strategico; sarebbe stato meglio secondo lui se fosse stata magari un
po' più larga e meno lunga. Ma a noi non è dato di
modificare i risultati delle grandi rivoluzioni dell'universo, che
avvennero alcune centinaia di milioni di anni fa.
Aggiungono: perché non
diminuite le tasse e imposte?
Non vi è dubbio che il
carico fiscale, soprattutto sull'agricoltura, è notevole
(commenti) e pesante perché oggi, per pagare la stessa tassa
di ieri, bisogna vendere il doppio di prodotti. Però, per
quello che riguarda lo Stato, non abbiamo ecceduto (vengo anche ai
Comuni e alle Provincie: c'è tutto!)
L'imposta erariale dei terreni,
che era di 84 milioni nel 1913, è salita a 150 milioni nel
1933-34; è meno del doppio. La sovrimposta provinciale sui
terreni è passata, da 74 milioni, a 410 milioni, la comunale
da 124 a 550 milioni.
Viceversa l'imposta sui redditi
agrari, che fu giustamente introdotta dal camerata De' Stefani e che
incise sui redditi dell'agricoltura per 170 milioni nel 1926, è
diminuita fino a 85 milioni, perché abbiamo, successivamente,
alleggerite le aliquote.
L'imposta di ricchezza mobile
sulle affittanze agricole e industrie agrarie, da sei milioni e
mezzo, è salita a settanta. La tassa bestiame da 20 milioni, a
centoventi.
Poi vi sono i contributi sindacali
che pesano per 55 milioni e il contributo per gli infortuni agricoli,
che appaiono, per la prima volta nel 1926, con 29 milioni e, oggi,
sono 74 milioni.
(segue...)
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