(segue) La situazione economica
(26 maggio 1934)
[Inizio scritto]

      Facendo 100 l'indice del 1934, noi abbiamo che oggi, il gravame fiscale, tasse e imposte sull'agricoltura, è passato da cento a 490 lire.
      Bisognerebbe dire ai cittadini italiani di aspettare un po' a fare dei magnifici piani regolatori; prima di tutto vi sono molte città che non hanno bisogno; in secondo luogo è grottesco di disturbare tutta l'ingegneria e l'architettura nazionale per fare dei piani regolatori in una città di trentamila abitanti!
      Lì basta un geometra.
      Poi bisogna dire ai cittadini di essere meno esigenti perché se vogliono tante cose, e il medico, e il veterinario, e la levatrice, e il maestro, e la maestra, e un discreto corpo di guardie comunali con fiammanti divise, tutto ciò finisce per guastare. Perché non è possibile, allo stato degli atti, diminuire questo carico fiscale?
      Non dico di riportarlo all'aliquota del 1914, il che è impossibile, ma di alleggerirlo.
      Non bisogna dimenticare, camerati, che fra il 1914 e il 1934 c'è stato un piccolo episodio di cronaca, se volete, assolutamente trascurabile, modesto nelle sue proporzioni. Questo fatto di cronaca è la guerra mondiale. La guerra mondiale ha introdotto nel bilancio dello Stato delle voci che non esistevano prima. Quali sono queste voci? Le pensioni di guerra, per un miliardo e cento milioni, come ho detto poco fa; le spese militari da 884 milioni dell'anteguerra sono salite a 4 miliardi e 692 milioni; spesa sacrosanta, sulla quale non si deve discutere. Qui si tratta soltanto di spendere meglio.
      Poi v'è l'interesse dei debiti pubblici perché la guerra, dai Governi dell'epoca, fu finanziata con prestiti.
      Qui si pone un quesito: una nuova guerra deve essere finanziata dai prestiti o dalle tasse? Poiché finanziarla bisogna!

(segue...)