(segue) La situazione economica
(26 maggio 1934)
[Inizio scritto]
Noi andiamo forse verso un periodo
di umanità livellata sopra un tenore più basso. Non
bisogna allarmarsene. Questa può essere una umanità
fortissima, capace di ascetismi e di eroismi come noi non immaginiamo
forse in questo momento.
Tuttavia la ripresa dell'economia
in un volume più o meno maggiore, ha oggi delle pregiudiziali
di natura schiettamente politica. Non mai come oggi lo sviluppo delle
forze economiche dipese dalle condizioni della politica europea e
mondiale. Ci sono delle superfici di attrito che si acutizzano.
Prima di tutto la questione del
disarmo.
Questione posta al mondo in un
modo assurdo. Non si doveva mai parlare di disarmo, perché
anche nella migliore delle ipotesi le Nazioni rimarranno armate.
Oggi questo problema può
considerarsi esaurito. Tuttavia lascerà degli strascichi
penosi e irritanti. Poi c'è il problema della Sarre e il
problema del Danubio e quello dell'Oriente. Questa vecchia Europa
deve decidersi. O fa una politica continentale fra i continenti, o il
timone le sfugge di mano.
Voi lo sentite: ma io so delle
cose che voi non sapete e che ho imparato durante questi dodici anni
e che sono là, nella loro immediatezza e nella loro realtà,
a dimostrare che l'Europa o ringiovanisce nei suoi istituti e nei
suoi uomini o, domani, non potrà più reggere al
confronto con le forze dell'America e, sovrattutto, con le forze del
Giappone.
Il terribile interrogativo che
pesa sull'animo della moltitudine, dall'alba della Storia ad oggi, è
questo: Sarà la pace o sarà la guerra?
Intanto la Storia ci dice che la
guerra è il fenomeno che accompagna lo sviluppo dell'umanità.
Forse è il destino tragico che pesa su l'uomo. La guerra sta
all'uomo, come la maternità alla donna. Proudhon diceva: «La
guerra è di origine divina». Eraclito, il melanconico
d'Efeso, trova la guerra alle origini di tutte le cose.
(segue...)
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