(segue) Discorso agli operai di Milano
(6 ottobre 1934)
[Inizio scritto]

      Per questa grande creazione sono necessarie tutte le energie e tutte le volontà. Per questa creazione, che ha portato l'Italia all'avanguardia di tutti i Paesi del mondo è anche necessario che dal punto di vista internazionale l'Italia sia lasciata tranquilla. (Applausi).
      Le due cose si tengono. Ecco perché io farò innanzi a voi un rapido giro d'orizzonte, limitandolo ai Paesi che confinano con noi e coi quali bisogna avere un atteggiamento che non può essere quello dell'indifferenza: o è quello dell'ostilità o è quello dell'amicizia. (Applausi).
      Cominciamo dall'Oriente. È evidente che non vi sono grandi possibilità di migliorare i nostri rapporti con la vicina di oltre Nevoso e di oltre Adriatico, finché continueranno ad imperversare sui giornali polemiche che ci feriscono nel più profondo della nostra carne. (Applausi).
      Prima condizione di una politica di amicizia che non resti frigoriferata nei protocolli diplomatici, ma scenda un poco verso il cuore delle moltitudini, prima condizione è che non si metta menomamente in dubbio il valore di quell'Esercito italiano (applausi) che ha lottato per tutti; che ha lasciato brandelli di carne (applausi) nelle trincee del Carso, in quelle della Macedonia e in quelle di Bligny; che ha dato oltre seicentomila Morti alla Vittoria comune; Vittoria che cominciò ad essere «comune» soltanto nel giugno e sulle rive del Piave. (Acclamazioni).
      Tuttavia noi, che ci sentiamo e siamo forti, possiamo offrire ancora una volta la possibilità di una intesa per la quale esistono condizioni precise di fatto. Noi abbiamo difeso e difenderemo l'indipendenza della Repubblica Austriaca (bene), indipendenza che è stata consacrata dal sangue di un Cancelliere che era piccolo di statura, ma grande di animo e di cuore. (Applausi).

(segue...)