(segue) Discorso agli operai di Milano
(6 ottobre 1934)
[Inizio scritto]

      Nessun dubbio che il cittadino Henderson, come ogni inglese che si rispetti, è tenace, ma non riuscirà in nessun modo a far resuscitare il Lazzaro disarmista, che è profondamente schiacciato e sepolto sotto la mole delle corazzate e dei cannoni. (Applausi).
      Così stando le cose voi non vi sorprenderete che noi oggi puntiamo decisamente sulla preparazione integrale e militare del popolo italiano.
      Questo è l'altro aspetto del sistema corporativo. Perché il morale delle truppe del lavoro sia alto come è necessario, noi abbiamo proclamato il postulato della più alta giustizia sociale per il popolo italiano, poiché un popolo che non trevi nell'interno della Nazione condizioni di vita degne di questo tempo europeo, italiano e fascista, è un popolo che nell'ora del bisogno può non dare tutto il rendimento necessario.
      L'avvenire non può essere fissato come un itinerario o un orario. Non bisogna fare delle ipoteche a troppo lunga scadenza (risa), noi lo abbiamo detto, riaffermato, perché noi siamo convinti che il Fascismo sarà il tipo della civiltà europea ed italiana di questo secolo. (Acclamazioni).
      E per quanto riguarda l'avvenire certo od incerto, una cosa sta come base di granito che non si può né scalfire, né demolire: questa base è la nostra passione, la nostra fede e la nostra volontà. (Applausi, ovazioni).
      Se sarà la pace vera, la pace feconda, che non può non essere accompagnata dalla giustizia, noi potremo adornare le canne dei nostri fucili col ramoscello d'ulivo. Ma se questo non avvenisse, tenetevi per certi che noi, noi uomini temprati nel clima del Littorio, orneremo la punta delle nostre baionette col lauro e la quercia della Vittoria. (Ovazioni imponentissime).

(segue...)