(segue) Al nuovo Cancelliere austriaco
(17 novembre 1934)
[Inizio scritto]
In tale condizione e con questi
sentimenti levo il bicchiere alla salute di S. E. il Presidente
federale, a quella di V. E. e del Ministro degli Affari Esteri,
formulando i voti più fervidi e sinceri per la prosperità
e l'avvenire dello Stato austriaco.
Il Cancelliere Schuschnigg rispose
nei termini seguenti: a Con gioia sincera ho l'onore di ringraziare,
in nome mio proprio e in nome del signor Ministro federale per gli
Affari Esteri, del Governo e del Popolo austriaco, tanto per
l'amichevole accoglienza quanto, in maniera particolare, per le
parole di saluto che ci ha rivolto V. E. Duce d'Italia, i Era per me
una necessità, tanto in considerazione delle difficili
circostanze che la mia Patria ha dovuto attraversare in questo anno,
quanto in memoria della grave perdita che essa ha dovuto subire, di
ringraziare nuovamente V. E. per la piena comprensione e per
l'appoggio che l'Austria ha ricevuto da parte dell'Italia, a essa
legata da trattati di amicizia. «Senza tentare neppure una
volta di esercitare un'influenza qualsiasi sugli affari interni
austriaci, l'Italia ha dato al mondo, in maniera esemplare, la prova
della sua volontà di servire, con tutto il peso della sua
posizione di grande Potenza e con l'incalcolabile valore della sua
classica tradizione, la causa della pace europea.
«Anche la giovane Austria,
alla quale, in tempi difficili, spetta il compito di costituire, non
soltanto il suo nuovo Stato, ma anche, nell'interno di questo, un
nuovo ordinamento della società, fondato sulla giustizia
nell'interesse di tutti coloro che appartengono alla sua comunità
di popoli, ha il solo desiderio di contribuire al mantenimento della
pace e ciò per mezzo della sua indipendente esistenza; essa
con ciò ha l'unica ambizione di servire, al di sopra dei suoi
propri interessi, la civiltà e il progresso.
«Le intime relazioni
economiche che ci legano all'amica Ungheria, favorite e stimolate dal
Patto di Roma, dovuto alla preveggente iniziativa di V. E., Duce
d'Italia, non significano in alcun modo un tentativo di isolamento
che riguardi terzi; anche su questa linea il nostro punto di vista è
interamente conforme con quello dell'Italia. Insieme con chiunque sia
desideroso di entrare in rapporti con noi e sia deciso a rispettarci
siamo naturalmente pronti a cercare, con tutta sincerità, il
modo di servire all'interesse generale; a chi crede di non dover
trattare non possiamo nulla opporre. Comunque, le relazioni
amichevoli dei nostri Stati e la comune finalità delle nostre
concezioni nelle questioni decisive, sono un fatto che è fuori
discussione e che, come è nostra ferma convinzione,
contribuisce alla durevole stabilizzazione delle cose nel nostro
Paese che ha subito tante molteplici scosse. «Alzo il bicchiere
alla salute di S. M. il Re e della Famiglia Reale, di V. E. il Duce e
il Condottiero della nuova Italia, al benessere del popolo italiano
che, nel suo nuovo Stato, visibilmente e con successo rappresenta il
pensiero civilizzatore della latinità e al quale noi ci
sentiamo uniti.»
(segue...)
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