(segue) L'aratro e la spada
(18 dicembre 1934)
[Inizio scritto]

      Desidero salutare le Camicie Nere e gli abitanti dei Comuni delle Provincie contermini che sono venuti a far parte della più giovane Provincia del Regno. Dichiaro che i loro interessi saranno particolarmente tutelati.
      Insieme con essi l'altra parte della popolazione è quella venuta da moltissime provincie del Regno a riempire materialmente il vuoto che era fra Roma e Napoli, a creare una Provincia che nella sua stessa composizione demografica è nettamente unitaria, quindi squisitamente fascista.
      Oggi noi celebriamo una tappa raggiunta. Ma molto resta ancora da fare. Io penso che nell'Agro Pontino c'è lavoro ancora per un decennio.
      Perché questa gigantesca opera non sia turbata o interrotta, è necessario, o Camicie Nere, o Combattenti, è necessario che la Nazione sia fortissima nelle sue armi.
      Poiché è l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende. E il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la fede dei nostri cuori.
      Ora comprendete perché voi avete udito tuonare la voce del cannone insieme con la mia.