(segue) L'anno cruciale
(7 gennaio 1935)
[Inizio scritto]

      Il senso della dichiarazione finale è ugualmente chiaro. Ci occorre ora allontanare il pericolo che deriva sempre da un ottimismo esagerato. Non bisogna credere che tutto è fatto e che nulla resta a fare. No. Anche l'amicizia deve essere continuamente coltivata, per sincronizzarla con lo sviluppo naturale dei popoli e dei loro interessi. L'amicizia non deve rimanere mummificata nei protocolli diplomatici, ma deve essere vivente nella vita; e ciò è più facile tra i nostri due Paesi che sono segnati dall'impronta di una gloriosa civiltà comune e dalle grandi prove recenti.
      Prima di finire desidero rendere omaggio all'intelligenza chiara, allo spirito aperto e pratico ed al buon metodo di negoziatore del signor Lavai. Si discute volentieri con lui. Io oso credere che noi abbiamo anche personalmente simpatizzato perché c'è qualche cosa di comune nelle nostre giovinezze tormentate, perché abbiamo al nostro attivo delle esperienze politiche similari ed un'evoluzione che ci ha condotti dall'universalismo necessariamente un po' utopista alle realtà nazionali indistruttibili e profonde. È di qui che si deve sempre partire, ciò che non esclude la ricerca, soprattutto in tempi turbati come quelli in cui viviamo, di collaborazioni e di solidarietà più vaste.
      L'anno cruciale comincia sotto i segni propizi degli accordi franco-italiani. Lavoriamo ora con intelligenza e perseveranza perché essi diano ciò che il mondo attende.