XVI annuale dei Fasci
(23 marzo 1935)
Il 23 marzo
1935-XIII, celebrandosi in Roma il XVI annuale dei Fasci, il Duce
pronunziava un breve incisivo discorso dal balcone di Palazzo
Venezia: la vasta Piazza era gremita da una marea di popolo
acclamante, in cui si trovavano, fra gli altri, i Sansepolcristi e le
centurie del «Guf». Questo discorso è
particolarmente significativo perché coincide con la chiamata
alle armi della classe 1911, prima affermazione di forza e di difesa
di fronte alle minacce sorte nell'Affrica Orientale. E le parole
della chiusa destarono un delirio d'entusiasmo in tutto il Paese, che
si rese conto del loro alto e deciso significato storico.
Camicie Nere!
Questa d'oggi è una data
fondamentale nella storia italiana e come tale sarà ricordata
nei secoli che verranno.
Solo due o tre volte in un anno ci
è concesso di guardare al passato, perché nel nostro
animo è una forza che ci spinge verso il futuro.
Eravamo allora manipolo, oggi
siamo una moltitudine.
Ma è importante di
stabilire che la moltitudine ha lo stesso spirito fatto di audacia e
di decisione ostinata del primo manipolo. In un clima politico
nubiloso ed incerto come il cielo di questa giornata, l'Italia offre
al mondo uno spettacolo di calma, perché oggi l'Italia è
forte e nello spirito e nelle armi.
Voglio dire a mezzo vostro a tutto
il Popolo italiano che nessun evento ci coglierà impreparati a
fronteggiarlo.
Questi dati di fatto ci permettono
di guardare con occhio fermo e tranquillo i compiti del futuro non
tanto lontano e che sarà nostro. Portate nei vostri cuori
questa suprema certezza e fatene un'arma per la vostra incoercibile
volontà.
(segue...)
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