(segue) La vertenza italo-etiopica e la politica estera italiana alla Camera
(25 maggio 1935)
[Inizio scritto]
Con tali accordi, che possono, nel
loro insieme, considerarsi soddisfacenti, si è chiusa una
pagina dei rapporti del dopoguerra fra Italia e Francia, e create le
premesse per una efficace collaborazione fra i due Paesi, così
come avviene espressamente indicato nella dichiarazione generale.
Qualcuno si è domandato
perché tali accordi siano stati conclusi soltanto 17 anni dopo
la fine della guerra. Rispondo che ciò si deve alla
complessità degli interessi in gioco, alle nuove situazioni
determinatesi in Europa ed anche al fatto delle pietose illusioni,
non meno pietosamente coltivate da taluni circoli francesi circa la
stabilità del Regime fascista. (Vivissimi, generali,
prolungati applausi).
Dovere di obiettività
m'impone di aggiungere che tali illusioni sembrano definitivamente
volatilizzate. (Approvazioni). Così come desidero sottolineare
che l'atmosfera fra i due Popoli è da qualche tempo fortemente
migliorata, e ci auguriamo che nessun fatto possa nuovamente
offuscarla. (Approvazioni). Dopo gli accordi franco-italiani del
gennaio, i Governi di Francia e di Inghilterra s'incontrarono a
Londra nel febbraio e fissarono alcuni punti fondamentali per quanto
allora concerneva il riassetto politico dell'Europa.
Si può considerare la
conferenza franco-inglese di Londra come una proiezione di quella
franco-italiana di Roma. Gli ottimisti erano portati a prevedere un
normale sviluppo della situazione europea, quando, il 16 marzo
successivo, tale normale sviluppo veniva improvvisamente spezzato con
la denunzia unilaterale, da parte della Germania, della parte quinta
del trattato di Versaglia riguardante il disarmo.
Il mondo veniva posto dinanzi ad
un fatto compiuto, che fu postillato da tre diplomatiche proteste.
Ciò avveniva durante un corso di esplorazioni. Ognuno fu
subito convinto che tale fatto compiuto non era revocabile.
(segue...)
|