Il discorso di Eboli
(6 luglio 1935)
La mattina del 6
luglio 1935-XIII, il Duce — partito in velo da Roma alle 7,35'
si recò a Salerno, ove giunse alle 9. Egli attraversò
in automobile la Città acclamante e si recò ad Eboli
ove passò in rassegna quattro battaglioni di Camicie Nere,
formate da elementi delle Provincie di Palermo, Cuneo, Forlì e
Ravenna, insieme con due battaglioni dell'89° Fanteria, che si
trovava a Eboli per le esercitazioni estive. Al termine dello
sfilamento i reparti si ammassarono nel Campo Sportivo, ove il Duce
rivolse loro il presente discorso.
Questo «Discorso
di Eboli» è un'improvvisazione ardentissima, che
rivendica l'eroismo di Adua e afferma tutta l'importanza della lotta
in cui l'Italia si è impegnata. Ha quindi, anche nella sua
brevità, un'importanza storica. Ma dal calore delle parole del
Duce si volle trarre profitto per una piccola manovra tendenziosa.
Approfittando del fatto che la stampa non aveva dato il testo
stenografico del discorso, alcuni giornali stranieri lo rifecero a
loro modo, pubblicandone un sunto apocrifo. Per sventare la manovra
il discorso venne pubblicato integralmente il 5 agosto 1935-XIII sul
Popolo d'Italia.
Camerati Legionari!
Sono venuto tra voi per recarvi il
saluto del Governo fascista e il mio particolarmente cameratesco, un
saluto senza incitamenti, ché di ciò voi non avete
minimamente bisogno: è certo che voi farete il vostro dovere,
in qualsiasi momento. Vi siete presentati magnificamente solidi,
compatti, decisi, già pronti al combattimento nel fisico e nel
morale. Non è stato sempre il «combattimento» il
fine ultimo di ogni nostra speranza? E non è il particolare
temperamento dei fascisti quello di preferire il rischio di una vita
eroica, alla stasi di una esistenza insulsa? In tutte le prove che
voi vi accingete ad affrontare, realizzate fra voi il cameratismo del
tutti per uno e uno per tutti.
(segue...)
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