Le tre parole
(8 settembre 1935)


      Domenica otto settembre 1935-XIII, quindicimila ex-combattenti di tutte le Nazioni, radunati in Roma, rendevano omaggio al Duce, insieme con una vasta moltitudine di popolo e di fascisti, alla presenza del Corpo Diplomatico al completo, delle Gerarchie del Partito e del Regime e dei Segretari Federali. Ex-Combattenti internazionali e forze armate del Fascismo sfilarono davanti al Duce, che assisteva allo sfilamento da un podio collocato all'altezza del Foro di Nervo, davanti alla statua dell'Imperatore, nel quadro solenne degli antichi edifici di Roma. Poi il Duce si recò a piedi a Palazzo Venezia, e la enorme moltitudine si affollò, acclamante, nella Piazza. Era già l'ora del crepuscolo, quando il Duce si affacciò al balcone di Palazzo Venezia e pronunciò poche parole contate, le quali però — per la importanza storica del momento e per il loro carattere di sintesi politica — costituivano un discorso che, anche nella sua estrema laconicità, deve rimanere in questa edizione definitiva. Il Duce disse alla folla:

      Ecco le tre parole che voi attendete alla fine di questa ardente giornata: «Noi tireremo diritto».


      L'acclamazione proruppe di nuovo grandiosa, incontenibile; essa si protrasse ancora, quando il Duce lasciò il balcone, anzi, raddoppiò di intensità e di impeto. E il Duce ritornò, e, sporgendosi dalla ringhiera, come continuando le prime parole, aggiunse:

      Non è forse questo che voi volete?

      Un formidabile «Sì» rispose al Duce dalla massa entusiasta ed Egli, dopo aver salutato romanamente, si ritirò, mentre li elevava alto nell'aria il canto di «Giovinezza».

(segue...)