(segue) Il discorso della mobilitazione
(2 ottobre 1935)
[Inizio scritto]
Camicie Nere della Rivoluzione!
Uomini e donne di tutta Italia! Italiani sparsi nel mondo, oltre i
monti e oltre i mari: ascoltate!
Un'ora solenne sta per scoccare
nella storia della Patria. Venti milioni di uomini occupano in questo
momento le piazze di tutta Italia.
Mai si vide nella storia del
genere umano, spettacolo più gigantesco. Venti milioni di
uomini: un cuore solo, una volontà sola, una decisione sola.
La loro manifestazione deve
dimostrare e dimostra al mondo che Italia e Fascismo costituiscono
una identità perfetta, assoluta, inalterabile.
Possono credere il contrario
soltanto i cervelli avvolti nella più crassa ignoranza su
uomini e cose d'Italia, di questa Italia 1935, anno XIII dell'Era
Fascista.
Da molti mesi la ruota del
destino, sotto l'impulso della nostra calma determinazione, si muove
verso la meta: in queste ore il suo ritmo è più veloce
e inarrestabile ormai!
Non è soltanto un esercito
che tende verso i suoi obiettivi, ma è un popolo intero di 44
milioni di anime, contro il quale si tenta di consumare la più
nera delle ingiustizie: quella di toglierci un po' di posto al sole.
Quando nel 1915 l'Italia si gettò
allo sbaraglio e confuse le sue sorti con quelle degli alleati,
quante esaltazioni del nostro coraggio e quante promesse! Ma, dopo la
Vittoria comune, alla quale l'Italia aveva dato il contributo supremo
di 670.000 morti, 400.000 mutilati, e un milione di feriti, attorno
al tavolo della pace esosa non toccarono all'Italia che scarse
briciole del ricco bottino coloniale.
Abbiamo pazientato 13 anni durante
i quali si è ancora più stretto il cerchio degli
egoismi che soffocano la nostra vitalità. Con l'Etiopia
abbiamo pazientato 40 anni! Ora basta!
(segue...)
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