(segue) Il discorso della mobilitazione
(2 ottobre 1935)
[Inizio scritto]
Alla Lega delle Nazioni, invece di
riconoscere i nostri diritti, si parla di sanzioni.
Sino a prova contraria, mi rifiuto
di credere che l'autentico e generoso popolo di Francia possa aderire
a sanzioni contro l'Italia. I 6000 morti di Bligny, caduti in un
eroico assalto che strappò un riconoscimento di ammirazione
allo stesso comandante nemico, trasalirebbero sotto la terra che li
ricopre.
Io mi rifiuto del pari di credere
che l'autentico popolo di Gran Bretagna, che non ebbe mai dissidi con
l'Italia, sia disposto al rischio di gettare l'Europa sulla via della
catastrofe per difendere un paese africano, universalmente bollato
come un paese senza ombra di civiltà.
Alle sanzioni economiche opporremo
la nostra disciplina, la nostra sobrietà, il nostro spirito di
sacrificio.
Alle sanzioni militari
risponderemo con misure militari.
Ad atti di guerra risponderemo con
atti di guerra.
Nessuno pensi di piegarci senza
avere prima duramente combattuto.
Un popolo geloso del suo onore,
non può usare linguaggio né avere atteggiamento
diverso!
Ma sia detto ancora una volta,
nella maniera più categorica — e io ne prendo in questo
momento impegno sacro davanti a voi — che noi faremo tutto il
possibile perché questo conflitto di carattere coloniale non
assuma il carattere e la portata di un conflitto europeo. Ciò
può essere nei voti di coloro che intravvedono in una nuova
guerra la vendetta dei templi crollati, non nei nostri.
Mai come in questa epoca storica
il Popolo italiano ha rivelato le qualità del suo spirito e la
potenza del suo carattere. Ed è contro questo Popolo al quale
l'umanità deve talune delle sue più grandi conquiste,
ed è contro questo Popolo di poeti, di artisti, di eroi, di
santi, di navigatori, di trasmigratori, è contro questo Popolo
che si osa parlare di sanzioni.
(segue...)
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