(segue) «Studium Urbis»
(31 ottobre 1935)
[Inizio scritto]
Tre anni fa diedi la parola
d'ordine; e accanto alla parola d'ordine i cento milioni necessari.
Chiamai l'architetto Piacentini,
il quale raccolse attorno a sé gli architetti di diverse
provincie del Regno; agli architetti si unì uno stato maggiore
di valentissimi ingegneri, diecine di tecnici, migliaia di operai.
A tutti coloro che hanno tradotto
nella realtà dei marmi e delle pietre la nostra volontà,
va rivolto in quest'ora il nostro saluto.
Ma il nuovo «Stadium Urbis»
si inaugura in un particolare momento della vita italiana. Non si può
fare una celebrazione come questa, senza inquadrarla necessariamente
nel momento storico che la Nazione attraversa.
Si inaugura l'Università di
Roma nel momento in cui i nostri soldati, portatori di civiltà,
avanzano con il loro coraggio, con il loro sacrificio, senza chiedere
niente a nessuno.
Né si deve ignorare che
l'Università di Roma rinasce oggi, 31 ottobre, mentre a
Ginevra la coalizione degli egoismi e delle plutocrazie tenta invano
di fermare il passo alla giovane Italia delle Camicie Nere.
Davanti ad un assedio economico,
del quale tutte le genti civili del mondo dovrebbero sentire l'onta
suprema, davanti a un esperimento che si vuol fare oggi per la prima
volta contro il Popolo italiano, sia detto che noi opporremo la più
implacabile delle resistenze, la più ferma delle nostre
decisioni.
Voi, camerati goliardi, sarete
sulle prime linee (Sì! Sì!): farete di questa, come di
tutte le Università d'Italia, una palestra, un baluardo, una
fortezza dello spirito e delle armi che, quando siano associati,
assicurano la vittoria.
(segue...)
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