Quattro Novembre
(4 novembre 1935)
La solenne
celebrazione della Vittoria, 4 novembre 1935-XIV, assunse un tono di
più intenso entusiasmo per il particolare momento in cui il
rito sacro della Patria veniva ad attuarsi. L'Italia celebrava la
Vittoria, mentre a Ginevra, nella giornata di sabato 2 novembre, si
stabiliva la data del 18 novembre per l'inizio delle sanzioni: il 4
novembre ricordava il bene fatto dall'Italia agli altri popoli —
con il sacrificio di 670.000 caduti, 400.000 mutilati, un milione di
feriti, come aveva ripetuto il Duce nel discorso per la grande
adunata del 2 ottobre — e intanto, al seguito dell'Inghilterra,
si vedevano gli Stati che si erano giovati del nostro aiuto,
dimentichi del recente passato e pronti al «crimine assurdo»
delle sanzioni. Ma, mentre si sentiva, da tutto il popolo, il valore
dell'alta ricorrenza come risposta all'ingratitudine altrui —
si sentiva anche, con una vibrazione diffusa nelle masse, l'attesa
della notizia della presa di Macallè.
In questa
atmosfera di fede intensa per la nostra impresa nell'A. O. e di
reazione sdegnosa contro la politica ginevrina, la celebrazione del 4
novembre si svolse con travolgente entusiasmo.
Dal balcone di
Palazzo Venezia, alle Camicie Nere e alla enorme folla assiepata, il
Duce pronunciò queste poche parole — che, nella loro
estrema concisione, costituiscono una fermissima risposta a tutte le
insidie della politica internazionale. Con esse chiudiamo questo
volume IX, che segna — nelle complesse vicende politiche
dell'anno XIII dell'Era fascista — l'inizio di una nuova fase
della Storia d'Italia e del Fascismo: la fase dell'espansione e
dell'affermazione nel mondo, per la difesa della Civiltà e del
Lavoro.
(segue...)
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