(segue) Alle donne d'Italia
(2 dicembre 1935)
[Inizio scritto]
Desidero prima di tutto
ringraziarvi per avere accolto con la più grande spontaneità
e sollecitudine l'appello che il massimo organo del Regime vi ha
rivolto nella sua recente sessione.
Voi avete tutti i titoli e tutti i
meriti per costituire l'avanguardia di quell'esercito femminile
italiano al quale il Regime ha affidato il compito di reagire con
metodo, con energia, con inflessibilità contro l'obbrobrioso
assedio economico che cinge l'Italia.
Il Partito e il Regime contano
quindi sui di voi, sulla vostra sensibilità, sulla vostra
pazienza, sulla vostra tenacia e contano sopra tutto su quello
spirito di ardente patriottismo che freme nel cuore di tutte le donne
italiane.
Se qualcuno, negli anni gloriosi e
tragici della guerra mondiale, quando la dolorosa notizia entrò
nelle vostre case, fosse venuto da voi a dirvi che un giorno sarebbe
giunto in cui i Paesi ai quali avevate offerto la giovinezza dei
vostri figli, avrebbero rifornito di armi esplosive i nemici che
lottano contro le truppe italiane, voi avreste respinto questa
ipotesi come si cerca di allontanare un sogno malvagio.
Questa è la realtà
di oggi. Non è senza emozione che ieri leggevo la lettera
della madre di Filippo Corridoni, che ricordava il messaggio lanciato
dal figlio, nell'atto di partire per il fronte, all'Unione sindacale
milanese: «Andiamo a combattere per il Belgio martire, per la
Francia invasa, per l'Inghilterra minacciata...»
Ora quelli che noi abbiamo
aiutati, congiurano contro l'Italia. Ma quale è il delitto che
l'Italia avrebbe compiuto? Nessuno, a meno che non sia un delitto
portare la civiltà in terre arretrate, costruire strade e
scuole, diffondere l'igiene e il progresso del nostro tempo.
Non è il lato economico
delle sanzioni quello che ci sdegna. Le sanzioni economiche, in un
certo senso, saranno utili al Popolo Italiano. Oggi finalmente ci
accorgiamo di avere molte più materie prime di quello che non
pensassimo.
(segue...)
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