Dichiarazioni contro la politica sanzionata alla Camera e al Senato
(7, 9 dicembre 1935)
Alla Camera dei
Deputati, nella tornata del 7 dicembre 1935-XIV — dopo le forti
dichiarazioni del Presidente, Costanzo Ciano — il Duce prese la
parola per contrapporre nettamente la decisa volontà del
Popolo Italiano contro la tortuosa politica sanzionista, che
minacciava per il 12 dicembre un nuovo ricatto, quell'embargo sul
petrolio, che avrebbe potuto scatenare una guerra europea e forse
mondiale. Come sempre, il Duce, dalla Camera dei Deputati, parlò
all'intera Nazione ed al mondo.
Le fiere commosse parole
pronunciate dal camerata Ciano, Presidente di questa Assemblea,
interpretano indubbiamente e nobilmente il vostro pensiero.
Nulla vi è da aggiungere a
quanto egli ha detto circa la superba mobilitazione morale e
materiale nonché militare del Popolo Italiano, mobilitazione
in atto dal 1° gennaio e culminata nell'adunata del 2 ottobre,
quando 27 milioni di Italiani — uomini, donne e fanciulli —
risposero con esultante spontaneità all'appello del Regime.
Basterà dichiarare e
ripetere una volta per sempre, che quando saremo giunti al 363°
giorno d'assedio noi avremo la stessa volontà, lo stesso
coraggio, la stessa determinazione del primo giorno. (Vive generali
prolungate grida di: «Duce! Duce!»).
Non v'è assedio che possa
piegarci, né coalizione, per quanto numerosa, che possa
illudersi di distoglierci dalle nostre mete.
La nostra riunione, che avviene
dopo le sanzioni, mi offre l'opportunità di fare alcune
succinte dichiarazioni di natura politica.
In queste ultime ore si è
delineato un leggero miglioramento dell'atmosfera e forse una
mitigazione di talune disposizioni preconcette, ma ho il dovere di
mettervi in guardia contro ottimismi prematuri ed eccessivi. (Bene!).
(segue...)
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