(segue) Intervista per il Daily Mail
(7 maggio 1936)
[Inizio scritto]
Dite nella maniera più
formale al pubblico dei vostri lettori che l'Italia vuole la pace e
rie ha dato le prove e continua a sviluppare con obiettivi pacifici
la sua politica estera.
Sono stato sempre pronto e sono
e sarò sempre pronto a riconfermare, nelle forme che si
riterranno le più convenienti, che la mia politica non ha mai
inteso, né intende apportare qualsiasi danno agli interessi
dell'impero britannico. Solo individui accecati dalla mala fede
possono pensare al contrario.
L'Italia non ha alcuna —
nemmeno remota — aspirazione sull'Egitto, che lo considero un
paese indipendente, non africano ma piuttosto mediterraneo e col
quale l'Italia è stata e sarà sempre in ottimi
rapporti.
Nessun interesse politico ha
l'Italia nel Sudan e nessuno in Palestina. È falso quindi
attribuire all'Italia una qualsiasi responsabilità nei torbidi
tra arabi ed ebrei.
Ammetto che la stampa italiana
ha polemizzato con quella britannica, ma ciò era inevitabile
dato l'atteggiamento assunto da molti circoli inglesi e che ha
profondamente sorpreso la totalità degli italiani.
Le ambulanze inglesi non furono
mai bombardate deliberatamente dagli aviatori italiani; i missionari
delle diverse Croci Rosse sono stati uccisi o feriti dagli abissini,
i quali sono troppo arretrati per rispettare dei simboli.
Quanto ai gas, Aloisi, a
Ginevra, ha parlato molto chiaro sull'argomento. Il dott. Winkler,
della Croce Rossa olandese, ha curato su centinaia di feriti «uno
solo» che si riteneva colpito da gas.
Quanto ai metodi di guerra
impiegati dagli etiopi sono sempre gli stessi e hanno fatto
inorridire il mondo. Se la massa degli inglesi vedesse le fotografie
degli operai massacrati del cantiere Gondrand, si farebbe finalmente
una idea chiara del livello di crudeltà a cui gli scioani
possono arrivare.
(segue...)
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