(segue) La proclamazione dell'Impero
(9 maggio 1936)
[Inizio scritto]

      Questo è nella tradizione di Roma, che, dopo aver vinto, associava i popoli al suo destino.
      Ecco la legge, o italiani, che chiude un periodo della nostra storia e ne apre un altro come un immenso varco aperto su tutte le possibilità del futuro:
      1°) i territori e le genti che appartenevano all'impero di etiopia sono posti sotto la sovranità piena ed intera del regno d'Italia;
      2°) il titolo di imperatore d'etiopia viene assunto per sé e per i suoi successori dal re d'Italia.
      Ufficiali! Sottufficiali! Gregari di tutte le Forze Armate dello Stato, in Affrica e in Italia! Camicie Nere! Italiani e italiane
      Il popolo italiano ha creato col suo sangue l'impero, lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi.
      In questa certezza suprema, levate in alto o legionari, le insegne, il ferro e i cuori a salutare, dopo quindici secoli, la riapparizione dell'impero sui colli fatali di Roma, ne sarete voi degni? (La folla prorompe in un formidabile: «Sì!»).
      Questo grido è come un giuramento sacro, che vi impegna dinanzi a dio e dinanzi agli uomini, per la vita e per la morte!
      Camicie nere, legionari, saluto al Re!


      Durante tutto il breve discorso, le acclamazioni della folla si sono succedute, con la potenza d'un coro ideale con cui la Nazione commentava l'avvento dell'Impero. Fino dalle prime parole del Duce la folla ha avuto la sensazione precisa della grande realtà storica in atto. Una acclamazione immensa ha salutato l'annunzio dell'Impero e si è ripetuta ad ogni frase dedicata dal Duce a definire, con una sintesi potente e scultorea, il concetto romano, italiano e fascista d'Impero.

(segue...)