Intervista al “Matin”
(15 maggio 1936)


      Tra il 9 e il 16 maggio 1936-XIV si succedono intensamente i primi atti del nuovo dominio, le solenni ratifiche delle Leggi per la fondazione dell'Impero nei due rami del Parlamento: alla Camera, nella tornata del 14 maggio, con un'ispirata orazione dell'on. Carlo Delcroix e di S. E. Costanzo Ciano, al Senato, nella tornata del 16 maggio, con due forti discorsi di S. E. Luigi Federzoni e del Presidente dell'Accademia d'Italia, S. E. Guglielmo Marconi. Nel tempo stesso il Duce concedeva al Matin un'intervista, che chiariva all'opinione pubblica mondiale le direttive della politica imperiale. L'intervista pubblicata sul Matin del 15 maggio, e riprodotta sul Popolo d'Italia e sugli altri giornali italiani del 16 maggio 1936-XIV.

      Il Duce ha dichiarato:

      Nessuno al mondo può dubitare che il Popolo Italiano non sia volto a una pace di cui ha bisogno per completare l'opera intrapresa. Esso vuole la pace e vuole lavorare per la pace. Ma, se si tentasse di carpirci i frutti di una Vittoria pagata con tanti sacrifici, ci si troverebbe in piedi, pronti ad ogni resistenza.
      Mussolini si è espresso contro la critica ai procedimenti italiani in Etiopia e contro le sanzioni:
      Non mi lagno oggi di esse, che hanno galvanizzato il Popolo Italiano e che hanno permesso una Vittoria totalitaria e l'Impero. Oggi l'Etiopia è irrevocabilmente, unicamente italiana.
      Mussolini ha poi posto in rilievo il «carattere umano» dell'azione italiana negli scopi perseguiti:
      Ma la Francia, questo popolo di intelligenza e di intuizione, come potrebbe non comprenderlo? Domani in Francia verranno al potere uomini che fecero sempre professione di servire la pace. Non voglio dubitare che essi cominceranno prima di tutto per lasciarcela.

(segue...)