XXIV maggio imperiale
(24 maggio 1936)


      L'emozione dei vecchi fascisti — che ricordano sempre ardentemente le giornate del maggio 1915 — si trasfuse nello spirito vibrante di tutta la Nazione in questo primo XXIV maggio imperiale. In 21 anni l'Italia ha vinto la Guerra mondiale; ha ricreato se stessa con la forza rinnovatrice del Fascismo; ha reso pace e sicurezza alla Colonia Libia sino a tutti i più lontani confini; ha conquistato un Impero. E la prima favilla, la prima forza suscitatrice di questa ascesa di due decenni è nell'interventismo del XXIV maggio. Queste potenti ragioni storiche, sentite profondamente da lutto il Popolo Italiano, diedero alla celebrazione del XXIV maggio dell'Anno XIV il significato altissimo di in rito della Patria, in cui le glorie passate e presenti raggiungevano una smagliante unità.
      Il Duce, dal balcone di Palazzo Venezia, vide raccogliersi nella vasta Piazza, al rito della Leva fascista, con primi reduci dall'Affrica Orientale, i veterani della Guerra mondiale, gli squadristi della Rivoluzione fascista e le giovani reclute del Partito. Alle masse adunate e acclamanti, il Duce rivolse le seguenti parole:

      Camerati! Combattenti! Vi domando: abbiamo tirato diritto sin qui? (La folla prorompe in un formidabile: «Sì!»).
      Oggi, 24 maggio, vi dichiaro che faremo altrettanto nel futuro!


      Le appassionate invocazioni «Duce! Duce!» salutano queste parole con una manifestazione ardentissima. È superfluo ricordare che la domanda iniziale del Duce si riferisce a quelle «tre parole»: «Noi tireremo diritto», che Egli aveva pronunziato, dallo stesso balcone di Palazzo Venezia l'otto settembre 1935-XIII.. Dopo questa manifestazione il Duce passò in rivista nella Via dell'Impero le forze del Fascismo e le nuove reclute della Leva fascista. Quindi ritornò, fra le acclamazioni della folla, a Palazzo Venezia, e qui, chiamato insistentemente dall'enorme massa di popolo, si affacciò al balcone e pronunziò le seguenti parole:

(segue...)