(segue) La proclamazione dell'Impero
(9 maggio 1936)
[Inizio scritto]

      La legge che apre il nuovo periodo della nostra storia è stata ascoltata con religiosa attenzione.
      Mentre Mussolini parlava sembrava di sentire battere il gran cuore del popolo; ma, quando Egli ha invitato a levare in alto le insegne, i ferri e i cuori, per la riapparizione dell'impero sui colli fatali, con un nuovo balzo dalla moltitudine eruppe il grido della gloria e della fede per rinnovarsi nel giuramento sacro che conclude la mirabile orazione.
      Reso il saluto al Re, l'adunata ha rivolto al Duce una manifestazione di devozione che ha acquistato l'aspetto di un'apoteosi. Un turbinio di bandiere, di cappelli, di fazzoletti, un martellare di invocazioni «Duce! Duce!», uno scrosciare di applausi, hanno riassunto con una grandiosità senza pari i sentimenti, le aspirazioni, le passioni suscitate in questo intenso periodo della nostra storia.
      La manifestazione, che ha dato il battesimo popolare all'Impero d'Italia, si è protratta a lungo e quattro, cinque, sei volte il Duce ha dovuto affacciarsi al balcone per ricevere l'appassionato saluto del popolo a cui, infine, il Vicesegretario del Partito ha letto il seguente indirizzo votato per acclamazione dal Gran Consiglio, su proposta di S. E. De Bono:
      «Il Gran Consiglio esprime la gratitudine della Patria al Duce, fondatore dell'Impero».
      L'indirizzo sollevò nuove ondate di entusiasmo. Migliaia di voci ripetevano e scandivano la frase: «Duce, fondatore dell'Impero!». Il clamore immenso della folla si propagava rapidamente per tutto il centro dell'Urbe. Poi la folla si è recata davanti al Quirinale ove ha improvvisato una nuova ardente dimostrazione a S. M. il Re e Imperatori. L'Augusto Sovrano si presentò al balcone della Reggia; al suo fianco era il Principe Ereditario. Dalla Piazza si levò un'acclamazione trionfale.

(segue...)