(segue) «Popolo e Patria»
(24 ottobre 1936)
[Inizio scritto]
Filippo Corridoni, tribuno
dell'intervento, apostolo ardente di quella più alta giustizia
sociale che è Vangelo del Fascismo, soldato della Patria, eroe
della Vittoria, il suo sacrificio rappresenta la sintesi perfetta di
questi due elementi che, quando si ritrovano, sono invincibili:
Popolo e Patria.
Ora farò l'appello del
suo nome. Ed il nostro ed il vostro grido sarà così
potente, che il Suo spirito sarà evocato dagli spazi
dell'immortalità.
Camerata Filippo Corridoni!
(Un formidabile coro risponde:
«Presente!». E subito dopo, più appassionato,
ritorna il grido martellante: «Duce! Duce! Duce!»).
Mussolini
sorride alla folla, saluta romanamente, abbraccia ancora, tra nuovi
applausi, la Mamma di Corridoni e scende dal monumento. Entra nel
Palazzo podestarile, sosta un attimo davanti al Sacrario dei Caduti
fascisti, percorre un tratto del porticato, fendendo la moltitudine
che gli si stringe attorno in un impeto d'amore e, raggiunta la
macchina, lascia Corridonia, dirigendosi verso Macerata.
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