Discorso di Milano
(1 novembre 1936)
Appena compiuti,
nella solennità dell'Urbe, gli altissimi riti celebrativi
della Marcia su Roma, il Duce si recava a Milano, la Città del
Fascio Primogenito, ove l'attesa era intensissima, e il fervore dei
preparativi, in tutti quei giorni, non aveva avuto tregua.
Questa visita a
Milano — durata cinque giorni — ha avuto un alto
significato politico: la Città che aveva conosciuto i primi
impeti dell'interventismo e le giornate ardenti del maggio 1915; la
Città ove, nell'adunata storica di Piazza San Sepolcro, si era
posta la prima pietra del Fascismo; la Città in cui si era
minuziosamente predisposta la Marcia su Roma — accoglieva ora,
in uno dei momenti politici più gloriosi per noi e più
inquieti per l'Europa, il Fondatore dell'Impero. Il Popolo che aveva
visto nascere il Fascismo celebrava ora il primo ciclo della
Rivoluzione. La cronaca di queste giornate milanesi — 30, 31
Ottobre. 1, 2, 3 Novembre — non è semplice cronaca, ma
si eleva alla potenza della Storia. L'accoglienza dei Milanesi al
Duce ha raggiunto i più alti e travolgenti impeti
d'entusiasmo, di passione popolare, di commossa esultanza. E il Duce,
in quei giorni, si è reso onnipresente: nelle Officine, nelle
Opere pie, sui pubblici lavori — fra i Camerati di Piazza San
Sepolcro come nelle vaste sale della Triennale, come al Lavoro ed
all'Arte — dovunque l'anima intensa della Città
generosa, operosa, infaticabile, pulsava al ritmo martellante
dell'azione, il Duce è stato presente. E, in ogni luogo, la
sua parola severa, umana, piena di comprensione, ha portato il
conforto, l'incitamento, la ferma volontà di potenza. Non è
questa la sede per riportare gli innumerevoli episodi che sono stati
riferiti dalla Stampa: ci basti dire che in questi giorni la grande
anima popolare vibrava in piena unità con lo spirito del Duce
— in un lungo ardente colloquio che non si interrompeva un solo
momento.
(segue...)
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