(segue) Discorso di Milano
(1 novembre 1936)
[Inizio scritto]
Le direttrici di marcia per
l'anno XV sono le seguenti: pace con tutti, con i vicini e con i
lontani, pace armata. Quindi il nostro programma di armamenti del
cielo, del mare e della terra sarà regolarmente sviluppato.
Acceleramento di tutte le
energie produttrici della Nazione, nel campo agricolo e nel campo
industriale.
Avviamento del sistema
corporativo alla sua definitiva realizzazione.
Ma vi è una consegna che
io affido a voi, o milanesi di questa ardentissima e fascistissima
Milano che ha rivelato in questi giorni la sua grande anima, che
affido a voi, o milanesi, di questa Milano generosa, operosa,
infaticabile. Questa consegna io sono sicuro che diventa per voi,
nell'ora stessa in cui la pronuncio, un imperioso dovere: dovete
mettervi, come vi metterete, all'avanguardia per la valorizzazione
dell'Impero, onde farne, nel più breve termine di tempo
possibile, un elemento di benessere, di potenza, di gloria per la
Patria.
Quasi ogni
periodo del Discorso è punteggiato dalle risposte del Popolo,
che esprime il suo consenso con grida, con affermazioni, con promesse
ardenti. Come sempre, nei Discorsi a carattere storico definitivo, la
parola del Duce è un colloquio vivacissimo con la folla. E
questa volta il colloquio ha il valore d'un'affermazione di potenza e
d'un impegno altissimo. Le ultime parole sono seguite da una
manifestazione travolgente che non sembra voler mai finire — e
che lascia la sua vibrazione anche nei giorni seguenti. Tutti sentono
che, nel Discorso di Milano e nell'entusiasmo che lo accompagna è
l'apoteosi dell'Impero, è l'affermazione della sua forza
propulsiva nel mondo, ora e sempre, nel presente e nell'avvenire.
Il giorno 3
novembre il Duce lascia Milano per recarsi a Pavia e al Campo
d'Aviazione di Lonate Pozzolo. È un breve giro trionfale.
Lungo la strada, ad Abbiategrasso, a Robecco, a Magenta, a Inveruno,
a Castano Primo, le popolazioni rurali e operaie aspettano il Duce e
gli tributano spontanee ardentissime manifestazioni d'entusiasmo. A
Pavia il Capo parla al Popolo dal Loggiato del Broletto; a Lonate
Pozzolo parla, con brevità soldatesca, agli Avieri. Intanto
Milano prepara il saluto al Duce con una grande adunata nel Piazzale
della Stazione Centrale. L'adunata è indetta per le 17 del 3
novembre. Alle 18 il Piazzale, mirabilmente illuminato, in un
balenare fantastico di luci e di fiamme, è letteralmente
gremito. Alle 19,30' il Duce appare sul podio, predisposto nel
Piazzale, e di fronte alle insistenze del Popolo, pronuncia le
seguenti parole:
(segue...)
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