(segue) Agli eroi della vigilia
(4 novembre 1936)
[Inizio scritto]
Ma anche in
queste parole, come sempre, il Duce afferma le Glorie conquistate per
guardare all'avvenire: l'accenno finale, alle forze e allo spirito
dei Mutilati ha anche il valore d'un monito austero per le prove che
possono attendere la Nazione in un prossimo domani. Il discorso è
il seguente:
Camerati! Mutilati!
Ricordate! Celebrandosi il primo
decennale della Rivoluzione fascista, voi aveste il meritato
privilegio di sfilare in via dell'Impero per inaugurarla.
Quattro anni dopo voi tornate a
Roma che l'Impero è fondato.
Nella lontana, ma non
dimenticabile e gloriosa vigilia, voi lo avete preparato, l'Impero,
col vostro sacrificio, di cui avete, di cui dovete avere sempre più
alto l'orgoglio.
Nella recente impresa voi avete
portato la diretta ed eroica partecipazione delle vostre Legioni. Il
Popolo Italiano vi ammira, la Patria riconoscente sa che può,
in ogni momento contare sulle vostre forze (l'enorme folla grida con
una sola voce: «Sì! Sì!»), ma sopra tutto
sul vostro spirito.
Camerati Mutilati!
In questo giorno sacro alla
Vittoria: Saluto al Re!
Un irrefrenabile
impeto d'entusiasmo si trasmette dai Mutilati alla folla; un
sentimento di profonda emozione è in tutti gli animi. L'ora è
altissima, solenne. Il primo ciclo imperiale può dirsi
compiuto: ora è il tempo delle opere che mettano in valore
l'Impero; i il tempo della ferrea volontà; è il tempo
della vigile attenzione per gli eventi dell'avvenire. Il Fondatore
dell'Impero contempla sorridendo la vasta marea umana; poi si ritrae,
ripreso dal ritmo martellante dell'azione che non conosce tregua, non
ammette soste — e si potenzia verso i nuovi destini della
Patria.
(segue...)
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