(segue) La prefazione a "La guerra d'Etiopia, del Maresciallo Pietro Badoglio"
(1936)
[Inizio scritto]
Solo un Comandante della statura
di Badoglio, poteva concepire ed attuare la marcia Dessiè-Addis
Abeba, poiché solo con l'occupazione di Addis Abeba la guerra
poteva avere la sua trionfale conclusione.
Bisogna essere grati a Badoglio
di avere osato sino quasi alla temerarietà, ma nella guerra
bisogna osare, perché chi osa ha una probabilità ed è
quasi sempre aiutato dalla fortuna. Bisogna soprattutto «osare»
quando l'elemento umano ha la tempra dei legionari d'Africa,
cresciuti nel clima della Rivoluzione delle CC. NN. Così la
guerra che va dal 3 ottobre al 5 maggio può di pieno diritto
dirsi «fascista» perché è stata condotta e
vinta coll'animo del Fascismo: rapidità, decisione, spirito di
sacrificio, coraggio e resistenza oltre i limiti umani.
Le considerazioni che il
Maresciallo Badoglio svolge alla fine del suo volume, saranno, come
devono essere, meditate. Questa guerra di popolo, come fu detto nel
discorso di Pontinia, è stata vinta dal popolo. Badoglio lo
riconosce e tributa la sua ammirazione al popolo italiano:
combattenti e civili. Tutti sono stati degni della vittoria che per
la prima volta non solo non ha avuto soccorsi stranieri, ma ha dovuto
sfondare il fronte coalizzato del mondo. Il popolo italiano saluta
nel Maresciallo Badoglio l'artefice della vittoria militare, il
conquistatore della capitale nemica. Il 5 maggio veniva issato sul
ghebi del Leone di Giuda il tricolore d'Italia. Quattro giorni dopo,
prendeva inizio la nuova epoca dell'Impero di Roma.
Mussolini
Roma, 6 ottobre XIV E. F.
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