(segue) Per la premiazione del Concorso nazionale del grano
(6 dicembre 1936)
[Inizio scritto]

      Buoni i prezzi dei prodotti caseari, quanto alle produzioni ortofrutticole, il raccolto è stato normale ed i prezzi convenienti. La canapa — pianta all'ordine del giorno della Nazione — ha dato un buon raccolto e prezzi remunerativi. In genere tutti i prezzi spuntati dai prodotti della terra, possono, nell'annata agricola 1936, ritenersi soddisfacenti.
      Parliamo ora degli ammassi. Perché non sorgano equivoci, dichiaro che la politica totalitaria — cioè obbligatoria — degli ammassi sarà continuata per i bozzoli, il grano, la canapa, mentre il vino si gioverà di provvedimenti in corso di preparazione ed il riso continuerà ad essere disciplinato dall'apposito Ente, che ha salvato in un momento di crisi estrema la risicoltura italiana.
      Questa disciplina, di indubbio carattere corporativo, cioè fascista, giova agli interessi dei produttori e dei consumatori; non giova, evidentemente, agli interessi degli speculatori, i quali, essendo una infima, non necessaria anzi nociva minoranza, possono, debbono, faranno bene a cambiare mestiere, poiché il clima fascista non è fatto per loro.
      La politica degli ammassi granari è sorta come una proficua iniziativa volontaria degli agricoltori. È cominciata nel 1930, con un ammasso modesto di 66.000 quintali. Ma l'anno dopo l'ammasso sale già a 453.000 quintali; nel 1932 a 588.000; nel 1933 a 893.000; nel 1934 si passa di un balzo a 5 milioni di quintali e nel 1935 a 8 milioni di quintali.
      Ma questi ammassi volontari giovano ad una minoranza di rurali, ai facoltosi, a quelli che possono aspettare; non giovano agli altri — la maggioranza — che dovevano svendere al momento del raccolto e a prezzi talvolta irrisori.
      L'ammasso totalitario per legge elimina questo danno e garantisce a «tutti» un prezzo equo e remunerativo, come è stato equo e remunerativo il prezzo fissato per il 1936.

(segue...)