(segue) L'intervista a Webb Miller
(9 marzo 1937)
[Inizio scritto]
— Quali sono le Sue
distrazioni mentali e le Sue preferenze nelle letture?
— Nelle mie ore —
molto scarse — di riposo, leggo libri antichi e recenti:
specialmente di carattere storico e politico, non esclusi i romanzi
che abbiano sollevato discussioni. In genere desidero di essere al
corrente per quanto concerne le nuove pubblicazioni. Non ho molto
tempo disponibile per andare al teatro, dove preferisco la musica
lirica e gioiosa, il lirismo guerriero e passionale di Verdi e di
Wagner e la giocondità di Rossini. Non vi stupirete se vi dico
che non ho alcuna antipatia contro il jazz; come ballabile, lo trovo
divertente. Leggo d'estate più che d'inverno, credo di leggere
una settantina di libri all'anno. Leggo in francese, tedesco e anche
inglese.
— Quali sono le Sue
abitudini di lavoro?
— Ci sono nella mia giornata
le udienze fisse dei capi dell'amministrazione e sono scaglionate al
mattino dalle otto alle tredici; nel pomeriggio concedo le altre
udienze che variano da un minimo di 5 a un massimo di 20 e cioè
fino alle venti. Lavoro dalle 12 alle 14 ore al giorno. Il mio lavoro
è assolutamente ordinato e metodico. Dal punto di vista della
precisione e della diligenza io mi vanto di essere un funzionario di
prima classe. Io allontano i miei collaboratori che si appalesano
disordinati, confusionari e che perdono del tempo.
— È stato malato
recentemente?
— Fui ammalato nel 1925; da
allora non ho più perduto una sola giornata. Dinnanzi alle
prime generiche manifestazioni di malessere io digiuno per almeno 24
ore.
— Alcuni uomini di Stato
hanno confessato di aver sempre provato ciò che in inglese si
dice stagefright (panico del palcoscenico) quando si sono trovati a
parlare ad una grande folla; ha mai Lei provato ciò?
(segue...)
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