Ai Camerati di Tripoli
(17 marzo 1937)
Proseguendo lungo
la «Litoranea», il 15 marzo 1937-XV, S. E. Mussolini
inaugura l'Arco della Grande Sirte, al confine fra la Tripolitania e
la Cirenaica: l'Arco cavalca la grande strada; il Duce osserva
attentamente ogni lato della costruzione, gli altorilievi, le
iscrizioni; si congratula con lo scultore, dice agli operai: «Siate
orgogliosi e fieri di aver lasciato questo saggio della potenza
fascista nel deserto».
Trascorre la notte
al campo, sotto la tenda, cui gli ascari fanno guardia d'onore. Il
mattino del 16, alle 5.30', il Duce assiste al rito
dell'alza-bandiera, poi raggiunge in automobile l'aerodromo di «Arae
Philenorum», indossa gli indumenti di volo e prende il posto di
comando su di un trimotore, atterra a Sirte, quindi a Tauorga, risale
in automobile, sesta a Misurata; riparte per Tripoli, dove arriva
poco dopo il tramonto. Alle mura della città scende dalla
macchina, monta a cavallo e fa il suo ingresso alla testa di 2600
cavalieri. Nella città, un trionfo accoglie il Fondatore
dell'Impero.
Il giorno
seguente, 17 marzo, si inaugura la Fiera di Tripoli. In questa
occasione il Duce pronuncia il primo dei due discorsi politici che
accrescono l'importanza storica del suo viaggio in Libia. In esso il
Duce stigmatizza fieramente i tentativi della stampa internazionale
antifascista di presentare il viaggio in Libia sotto aspetti
allarmistici; tale campagna di stampa fa parte del piano di
propaganda anti-italiana organizzato a Ginevra dai sanzionisti
delusi, dagli emissari di Mosca, indispettiti per l'intervento dei
volontari italiani in Ispagna, e dall'Inghilterra, gelosa sempre del
Mediterraneo e tuttavia impedita, dalla testardaggine di Eden, di
discutere serenamente con l'Italia. Ecco le parole del Duce:
(segue...)
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