(segue) L'Asse Roma-Berlino. Il viaggio in Germania
(24-30 settembre 1937)
[Inizio scritto]


      Camerati!
      La mia visita alla Germania e al suo Führer, il discorso che sto per pronunziare dinanzi a voi, costituiscono un avvenimento importante nella vita dei nostri due popoli e anche nella mia.
      Le manifestazioni con le quali sono stato accolto mi hanno profondamente commosso.
      La mia visita non deve essere giudicata alla stregua delle visite politico-diplomatiche normali e il fatto che io sia venuto in Germania non significa che domani andrò altrove. Non soltanto nella mia qualità di Capo del Governo italiano sono venuto fra voi, ma è sopra tutto nella mia qualità di Capo di una Rivoluzione nazionale che ho voluto dare una prova di solidarietà aperta e netta alla vostra Rivoluzione. E, quantunque il corso delle due Rivoluzioni non sia stato uguale, l'obiettivo che entrambe volevano raggiungere, e hanno raggiunto, è identico: l'unità e la grandezza del popolo.
      Fascismo e Nazismo sono due manifestazioni di quel parallelismo di posizioni storiche che accomunano la vita delle nostre Nazioni, risorte a unità nello stesso secolo e con la stessa azione.
      Come è stato detto, il mio viaggio in Germania non ha scopi reconditi. Qui non si trama nulla per dividere l'Europa già abbastanza divisa. La riaffermazione solenne dell'esistenza e della solidità dell'Asse Roma-Berlino non è diretta contro altri Stati, poiché noi, nazisti e fascisti, vogliamo la pace e siamo sempre pronti a lavorare per la pace, per la pace vera e feconda, che non ignora, ma risolve i problemi della convivenza fra i popoli.
      Alla gente che, ansiosa, in tutto il mondo si domanda che cosa può uscire dall'incontro di Berlino — guerra o pace — il Führer e io possiamo rispondere insieme a voce alta: la pace.

(segue...)