(segue) L'Asse Roma-Berlino. Il viaggio in Germania
(24-30 settembre 1937)
[Inizio scritto]
Come quindici anni di Fascismo
hanno dato un nuovo volto materiale e spirituale all'Italia, così
la vostra Rivoluzione ha dato un nuovo volto alla Germania: nuovo
anche se poggia, come accade in Italia, sulle tradizioni più
nobili e imperiture, che si possono conciliare con le necessità
della vita moderna.
È questo volto della nuova
Germania che ho voluto vedere; e, vedendolo, mi sono ancora di più
convinto che questa nuova Germania — forte, legittimamente
fiera, pacifica — è elemento fondamentale della vita
europea.
Io credo che la causa di molti
malintesi e sospetti fra i popoli sia l'ignoranza, da parte dei
responsabili, delle realtà nuove che si formano. La vita dei
popoli, come quella degli individui, non è statica, ma è
un continuo travaglio di trasformazione.
Giudicare un popolo coi dati e con
le cognizioni o la letteratura di cinquanta o vent'anni fa, è
un errore che può essere fatale. È questo un errore che
si commette frequentemente nei confronti dell'Italia. Se le
Rivoluzioni nazionali di Germania e d'Italia fossero meglio
conosciute, molte prevenzioni cadrebbero, molti motivi di polemica
non avrebbero più ragione d'essere.
Noi abbiamo in comune molti
elementi della Weltanschauung.
Non solo Nazismo e Fascismo hanno
dovunque gli stessi nemici che servono lo stesso padrone: la Terza
Internazionale; ma hanno in comune molte concezioni della vita e
della storia. Entrambi credono nella volontà come forza
determinante la vita dei popoli, come motore della loro storia, e
quindi respingono le dottrine del cosiddetto materialismo storico e
dei suoi sottoprodotti politici e filosofici. Entrambi noi esaltiamo
il lavoro — nelle sue innumerevoli manifestazioni — come
il segno di nobiltà dell'uomo; entrambi contiamo sulla
giovinezza, alla quale additiamo le virtù della disciplina,
del coraggio, della tenacia, dell'amor di patria, del disprezzo della
vita comoda.
(segue...)
|