(segue) Europa e Fascismo
(6 ottobre 1937)
[Inizio scritto]

      Così come il costume, la dottrina, l'atmosfera del secolo scorso fu democratico-liberale — e noi siamo così obiettivi da non considerare tutto ciò «stupido» come vorrebbero i nazionalisti francesi — il costume, la dottrina, l'atmosfera di questo secolo sarà fascista nel senso lato della parola. I due popoli portatori di questo nuovo tipo di civiltà, non sono gli ultimi venuti nel campo del pensiero e della creazione spirituale. La stolta accusa che il Fascismo sia adatto a popoli di rango inferiore a paragone di quelli beatificati dalle attuali superstiti democrazie, cade davanti a popoli come l'italiano e il germanico, il cui contributo allo sviluppo civile del genere umano è stato ed è formidabile.
      Né maggiore consistenza ha l'accusa che gli Stati fascisti per la dinamica dei loro nazionalismi sono portati alla guerra. Ciò che è accaduto in questi ultimi anni dimostra esattamente il contrario: la Germania ha compiuto due manifestazioni pacifiche di eccezionale importanza e sono precisamente l'accordo con la Polonia e l'accordo navale dell'Inghilterra. La concezione eroica della vita tipica del Fascismo non è inevitabilmente legata al fatto guerra: tale concezione può trovare ampia possibilità di realizzazione anche nelle opere di pace.
      Nello stadio di Berlino, davanti a milioni di uomini questa fu la parola gridata dai Capi e raccolta dalle moltitudini, non soltanto italo-germaniche, come una speranza e una certezza.