(segue) Ai centomila gerarchi
(28 ottobre 1937)
[Inizio scritto]

      Il 28 ottobre del 1922 ebbe inizio quella Rivoluzione fascista che dura da quindici anni.
      La Rivoluzione è diventata Regime ed il Regime si è sempre più profondamente identificato col popolo italiano, con questo rinnovato e forte popolo italiano col quale sarebbe estremamente rischioso, per chiunque, venire alle armi.
      Se noi ci volgiamo indietro per un istante con la memoria, possiamo affermare, con calmo orgoglio, che abbiamo, durante questo periodo storico, compiuto grandi cose che tutte culminano e risplendono in una suprema: il risorto Impero di Roma.
      Siamo lieti che il Führer abbia mandato a Roma una delegazione dei suoi uomini migliori: i camerati Hess, Frank, Lutzé, Wagner ed i camerati che li accompagnano: sono combattenti della vigilia, nazisti della prima ora, mutilati e feriti della Grande Guerra e della Rivoluzione. La loro presenza alla nostra celebrazione, dopo le indimenticabili giornate di Monaco, del Meclemburgo, di Essen e di Berlino, vuole significare e significa che accanto all'asse politico sta sviluppandosi una sempre più stretta solidarietà fra i due Regimi e una sempre più leale amicizia tra i due popoli.
      Camerati!
      Voi siete gerarchi e voi dovete ben sapere che cosa significa gerarchia. Il gerarca deve avere in sé, moltiplicate, quelle virtù che egli esige dai gregari. E le virtù del gerarca sono: senso del dovere, spirito di sacrificio, assoluto disinteresse, coraggio fisico e morale. Non è gerarca colui che non sa scendere in mezzo al popolo per raccoglierne i sentimenti e interpretarne i bisogni.
      Voi avete — e il mondo con voi — testé udito le formidabili cifre delle nostre organizzazioni, ma l'importante è di stabilire che dietro a queste cifre ci sono milioni di uomini pronti a tutto.

(segue...)