Atto quinto, finora
(5 marzo 1938)


      Da Il Popolo d'Italia, 5 marzo 1938-XVI.

      E' cominciato il 2 marzo a Mosca, davanti al Tribunale Militare Supremo, un altro processo, il quinto della serie dei processi celebri attraverso i quali Stalin sta energicamente epurando il bolscevismo russo.
      Bisogna subito aggiungere che Stalin non ricorre soltanto ai grandi processi per sbarazzarsi di tutti i suoi più o meno ipotetici nemici: egli adotta anche altri metodi più sbrigativi e meno clamorosi, che consistono nel fare silenziosamente sparire coloro che non sono più in odore di ortodossia staliniana. Di quando in quando, poi, scoppia il processo, lo si imbastisce con una «regia» superba, dove tutto è minuziosamente calcolato e preparato per raggiungere i fini voluti. Davanti ai tribunali bolscevichi, non vanno mai le figure insignificanti, che vengono liquidate con un piccolo grazioso colpo di pistola dietro l'orecchio; davanti alle superiori magistrature militari sono chiamati i grandi luminari del regime, le colonne del bolscevismo, i «capi» della Rivoluzione, gli uomini nei quali l'enorme idiozia proletaria e democratica dell'Occidente ha creduto. Ancora è nell'aria l'eco del telegramma di Roosevelt a Stalin, il democratico...
      Nel processo testé iniziato, sono imputati ben undici commissari del popolo, cioè undici ministri, i quali devono rispondere dei seguenti leggiadri reati, secondo la requisitoria del supremo procuratore... di cadaveri per i cimiteri moscoviti: spionaggio a favore di Stati esteri, congiure per attuare sabotaggi e attentati terroristici e favorire un attacco alla Russia dei Sovieti da parte dei suddetti Stati, attacco che avrebbe dovuto smembrare la Russia separandone l'Ucraina, la Georgia, la Russia Bianca e altre più o meno identificate regioni. Naturalmente tutto ciò era fatto allo scopo ultimo di ristabilire il dominio del capitalismo e della borghesia. Il gruppo di questi congiurati viene chiamato, dalla pubblica accusa, «blocco trozkista dell'opposizione di destra». È sempre l'errabondo ex-capo dell'esercito rosso che dà inesausto alimento alle cronache giudiziarie della felice repubblica proletaria.

(segue...)