L'«Anschluss»
(16 marzo 1938)
Il 13 marzo
1938-XVI, indetto dal Cancelliere Schuschnigg, ma nettamente
sconsigliato dal Governo italiano, avrebbe dovuto aver luogo in
Austria un plebiscito per affermare la volontà di indipendenza
del popolo, presso il quale la propaganda nazista, da qualche tempo
intensificatasi, agitava con crescente successo il programma
dell'unione alla Germania.
Senonché,
inaspettatamente, la sera dell'11, un comunicato ufficiale rinvia la
consultazione popolare e alle 19,50' il Cancelliere annuncia per
radio le sue dimissioni. Il potere è assunto da Seyss Inquart,
Ministro degli interni e fiduciario delle forze naziste, che riunisce
un governo provvisorio. Nelle vie di Vienna, grandi masse di
nazionalsocialisti innalzano la bandiera della croce uncinata; la
stragrande maggioranza del popolo si rivela a favore dell'unione alla
Germania.
La situazione
precipita. Truppe tedesche entrano nell'Austria. L'Europa è in
istato di allarme.
In una lunga
lettera al Capo del Governo fascista, in data 11 marzo, Hitler fa
conoscere le ragioni che lo obbligano ad intervenire; e parte per
l'Austria, dove è accolto trionfalmente. La Francia propone al
Governo italiano un'iniziativa che, per essere senza basi e senza
scopo, viene respinta. Il 13 marzo, alle ore 21, la radio comunica ai
popoli tedesco e austriaco il testo della legge che annette l'Austria
alla Germania, e Hitler, in segno di gratitudine per l'atteggiamento
italiano, telegrafa al Duce: «Mussolini: non lo dimenticherò
mai». Il 14, il Duce risponde: «Mio atteggiamento è
determinato dall'amicizia fra i nostri due Paesi consacrata
nell'Asse.» Ma per la rapidità con cui si svolgono gli
avvenimenti, per il disinganno e il dispetto provato da molti, si
creano, nell'opinione pubblica europea, parecchie zone torbide; anche
in Italia la sorpresa sembra durare oltre la conclusione naturale dei
fatti.
(segue...)
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