(segue) L'Anschluss
(16 marzo 1938)
[Inizio scritto]

      Gli Austriaci, bisogna proclamarlo, hanno sempre avuto il comprensibile pudore di non domandarci dei gesti di forza per difendere l'indipendenza dell'Austria, perché noi avremmo risposto che un'indipendenza la quale ha bisogno degli aiuti militari stranieri, anche contro la maggior parte del proprio popolo, non è più tale. Chi conosce gli Austriaci sa che le prime resistenze a un nostro intervento sarebbero venute da loro.
      L'interesse dell'Italia all'indipendenza dello Stato federale austriaco esisteva; ma si basava evidentemente sulla pregiudiziale che gli Austriaci tale indipendenza volessero, almeno nella loro maggioranza; ma quanto accade in questi giorni nelle terre austriache dimostra che l'anelito profondo del popolo era per l'Anschluss.
      Ai superstiti cultori di un machiavellismo deteriore che noi respingiamo, si può osservare che, quando un evento è fatale, val meglio che si faccia con voi, piuttosto che malgrado voi, o, peggio, contro di voi. In realtà è una rivoluzione nazionale quella che si compie, e noi Italiani siamo i più indicati a comprenderla nelle sue esigenze storiche e anche nei suoi metodi, che sembrano sbrigativi, come furono sempre quelli di tutte le rivoluzioni.
      Noi non abbiamo fatto nulla di diverso tra il 1859 e il 1861. Io vi esorto alla storia, o signori. Dopo la pace di Villafranca l'Italia fu scossa da un irrefrenabile impulso unitario come non mai. Cavour, il grande autoritario Cavour, lo incanalò con questo sistema: moti di popolo (meglio sarebbe dire moti di minoranze) fuga dei Governi antico regime; intervento delle truppe piemontesi, le quali non venivano considerate truppe di un esercito invasore, ma truppe nazionali e come tali entusiasticamente acclamate dalle popolazioni; occupazione dei territori; infine plebisciti.
      E tutto ciò si svolse con una rapidità fantastica, che non ha nulla da invidiare alla rapidità degli odierni avvenimenti austriaci. Le Marche furono occupate dalle truppe piemontesi nel settembre del 1860 e plebiscitate nell'ottobre; Garibaldi entra, a Napoli il 7 settembre del 1860 e il plebiscito si fa il 21 ottobre successivo. I nazionali entrano a Roma il 21 settembre e il plebiscito viene convocato dieci giorni dopo.

(segue...)