(segue) Le Forze Armate della Nazione
(30 marzo 1938)
[Inizio scritto]

      Da quanto vi ho detto, una convinzione spero sorgerà nell'animo vostro: che i problemi militari sono i fondamentali e ad essi io dedico la massima parte della mia giornata.
      Questo compito mi è facilitato grandemente dall'assidua preziosa collaborazione che mi viene data dai Sottosegretari Pariani, Cavagnari, Valle, coi quali ogni problema di cose e di uomini viene esaminato e discusso: noi lavoriamo cameratescamente insieme, con l'animo teso all'identico obiettivo.
      Un'altra convinzione io credo sia sorta in voi e, cioè, che chiunque osasse attentare ai diritti e agli interessi della Patria, troverebbe in terra, in mare, in cielo, la immediata, risoluta, fierissima risposta di un intero popolo in armi.
      Ciò stabilito, desidero che una terza convinzione non si faccia strada in voi e, cioè, che ormai tutto è a posto e che possiamo dormire sonni tranquilli. Appunto perché molto si è fatto, bisogna dire a noi stessi che il più resta da fare. E lo faremo a qualunque costo. Così noi intendiamo assicurare la pace in genere; ma soprattutto la «nostra» pace.
      Noi respingiamo illusioni ed utopie. Per questo abbiamo lasciato lo spaccio che le vende a Ginevra. Quello che ha sempre contato e conta nei rapporti fra i popoli è il loro potenziale di guerra. Noi mettiamo in prima linea del nostro potenziale le forze dello spirito. Esse non furono mai in Italia così profonde, così diffuse, così ardenti e volitive come oggi.
      Napoleone Buonaparte, l'italiano che trovò in Francia lo strumento per dispiegare il suo sovrumano genio militare, previde questo: Quando durante la guerra di Spagna il Maresciallo di Francia Suchet chiese all'imperatore di poter disporre della divisione italiana Palombini, Napoleone rispose: «Avete ragione, questi Italiani saranno un giorno i primi soldati del mondo».

(segue...)