Nel Ventennale della Vittoria
(4 novembre 1938)
Il 4 novembre,
ventennale della Vittoria, ha luogo in Roma un'imponente adunata di
combattenti. Dal balcone di Palazzo Venezia il Duce pronuncia questo
discorso:
Camerati combattenti!
Dalle 98 provincie d'Italia voi
siete giunti in massa a Roma per celebrare fra le sue mura
trimillenarie il ventennale della Vittoria che le Forze Armate di
terra, di mare e di cielo riportarono nell'ottobre del 1918 ponendo
termine alla guerra mondiale.
Venti battaglie, quaranta mesi di
eroiche durissime prove furono necessari per abbattere un impero che
era il secolare nemico d'Italia e per portare le nostre bandiere sui
termini sacri e naturali della Patria.
Non dunque invano fu sparso il
generoso sangue dei settecentomila Camerati caduti, il cui spirito
immortale aleggia in questo momento fra noi.
Voi avete vissuto giorno per
giorno la guerra e ne portate l'orgoglioso ricordo spesso nelle
vostre carni, sempre nei vostri cuori. (La moltitudine prorompe in un
formidabile grido: «Sì!»).
Orgoglio giustificato, perché
voi, o camerati combattenti, non vi siete misurati contro popoli
imbelli, ma contro eserciti potentemente organizzati e contro razze
tradizionalmente guerriere e militari.
I nostri avversari di ieri hanno
dato ripetute, solenni, qualche volta commoventi testimonianze del
valore italiano.
Dopo venti anni la Vittoria
riconsacrata dal Fascismo coincide con l'inizio della vera pace
secondo giustizia per tutti. (Il popolo grida con una sola voce: «Per
merito tuo, Duce!»).
Nel cielo politico dell'Europa la
zona dell'azzurro tende ad estendersi. Uomini responsabili lavorano a
questo scopo, ma sarebbe imprudente e poco fascista abbandonarsi ad
ottimismi esagerati e prematuri.
(segue...)
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