Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     «Bruno tornò due anni fa in Eritrea e nel basso-piano uccise un bellissimo elefante. Era finalmente soddisfatto di essersi potuto fare una fotografia con il piede sull'animale morto come tutti i grandi cacciatori. Gli bastò un solo colpo per abbattere lo splendido esemplare».
     Il tuo professore del «Tasso» così ha voluto ricordarti e quando parlava tratteneva a stento le lacrime:
     «Bruno fu mio scolaro in quarta e quinta ginnasiale (materie letterarie); continuò a tenere rapporti di studio e di amicizia con me durante la prima liceale; alla fine dell'anno (eravamo nel 1935), scrisse al Padre che desiderava guadagnare un anno per poter diventare subito ufficiale. Lo preparai io, a Riccione. Superò gli esami di ammissione alla 3a nel Liceo dell'Asinara.
     «Eravamo rimasti sempre in rapporti di amicizia; mi scriveva, mi veniva spesso a trovare; gli consigliavo letture letterarie, politiche, economiche. Lo avevo sempre pregato di presentarsi alla Maturità Classica; mi promise che si sarebbe presentato nel 1937; un giorno mi telefonò ché rinunziava, perché non si sentiva preparato. Insistetti sempre; quest'anno il dottor Mezzasoma riuscì a vincere le ultime riluttanze. Bruno mi fece dire che desiderava prendere la Maturità Classica con me, al Liceo che era stato suo e dove studiavano i suoi fratelli. Lo aiutai a prepararsi per corrispondenza, gli indicai i libri, gli preparai un programma; nel giugno sostenne le prove e fu dichiarato maturo con una media di sette, in tutte le materie.
     «Negli anni in cui lo ebbi quotidianamente vicino, mi colpì per la serenità del suo spirito, per il naturale ritegno, per il suo raccoglimento interiore, per la semplicità della vita, nella scuola, con i compagni e con i professori; mi sembra schivasse quegli omaggi che gli venivano dall'essere un Mussolini; sembrava volesse essere lui. Questo desiderio di continuo superamento che lo distinse negli studi, lo accompagnò sempre nella sua brevissima vita, illuminata dall'atteggiamento pratico del suo temperamento che si rifletteva negli studi, principalmente nel desiderio di raffronto dell'antico col moderno; di quel che si è fatto rispetto a quello che si può e si deve fare.