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«Ricorderò alcuni episodi che individuano la mente e l'animo di questo singolare giovinetto:
Finita la guerra italo-greca il campo di Grottaglie diventò un campo ordinario e piuttosto melanconico. Molti dei tuoi camerati erano gloriosamente caduti sui terribili monti di Albania. Io stesso ne avevo visti precipitare due: uno sul Trebescine e un altro sul fronte del 4° Corpo d'Armata. Avevi fatto il tuo dovere in quella guerra dura e fu per me una grande gioia venirti a trovare nei periodi trascorsi a Bisceglie prima o dopo il mio viaggio in Albania. Quel tempo mi sembra molto lontano. Dopo un breve periodo di riposo — e ne avevi bisogno — chiedesti di riprendere il tuo posto. Ti ponesti la domanda: passare alla caccia o rimanere nel bombardamento? Avevi già pilotato quasi tutti i tipi di apparecchi da caccia — compresi i modernissimi — e la nuova attività ti trovava già preparato. Volesti rimanere nel bombardamento, ma ti proponevi grandi cose; il bombardamento alle massime distanze in pieno oceano. Un giorno mi dicesti: «L'oceano è il mio campo d'azione. Comanderò una squadriglia che chiamerò i «cavalieri dell'oceano». Affretta, papà, la costruzione degli apparecchi, i quadrimotori Piaggio 108, in modo che entro l'estate si possa cominciare ad agire». |