Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     E la seconda non era lontana. Fu nell'estate del 1937 che Bruno espresse il desiderio di andare a combattere contro i bolscevichi di Spagna. Lo lasciai partire. La base del suo reparto fu organizzata a Palma di Maiorca. Durante l'autunno del 1937, Bruno volò varie volte sulla zona dei rossi lungo il litorale mediterraneo e anche nell'interno della Spagna. Quando Franco conobbe la cosa, ne fu naturalmente toccato, ma a un certo momento fu fatto capire che la presenza di Bruno non era più necessaria. Si temevano le feroci rappresaglie dei rossi o i non meno feroci ricatti in caso di un atterraggio forzato. Compresi che gli Spagnoli non avevano torto, compresi la delicatezza del loro procedere e non mi opposi al rimpatrio di Bruno. Egli giunse a Roma verso Natale e la prima cosa che mi disse dopo i nostri come al solito poco effusivi saluti, fu questa: «Troppo poco tempo a Palma! Non valeva la pena di cominciare per finire così presto!». Nel 1937 Bruno è oramai un pilota formato. Egli può entrare in lizza per i grandi primati.
     Ecco come Vittorio parla di Bruno pilota:
     «Durante la guerra in A. O. Bruno si innamorò veramente del volo e non ebbe più timore del mezzo meccanico ma lo dominò. Certo è poetico dire che Bruno fin dalle fasce teneva gli occhi al cielo, ma non è vero. Dopo il volo a Varese con Sirtori e De Bernardi, volammo spesso a Riccione, Roma, Venezia, dappertutto. Ma fin che non presi io il brevetto di pilota la possibilità materiale di volare era in noi inconscia e latente. Ci saremmo arrivati perché tutto volevamo provare.