Benito Mussolini
Parlo con Bruno


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     «Bruno finì di prendere il brevetto nei primi mesi del 1935 ed ebbe come istruttore il maggiore Tessore Angelo. E alla fine della guerra in A. O. era già più bravo di me. E di lì prese la determinazione di passare effettivo nell'Arma Aerea. Come questo processo sia avvenuto non so. Tra me e Bruno non v'era nessuna confidenza «parlata» perché vivevamo sempre assieme e non v'era bisogno di parole. E tra di noi non siamo mai stati espansivi, affettuosi. Abbracci, baci, saluti sono cose che ci erano sconosciute. Io e Bruno ci saremo scritti due lettere e tre cartoline in tutto. E per necessità. Del resto siamo stati sempre assieme. Ma anche in questi ultimi anni che la diversa attività ci allontanava spesso e per tanto tempo, non ci siamo scritti. Io potevo partire per l'America o lui per il Brasile senza alcuna emozione. E al ritorno avremmo parlato prima magari di pugilato. Le nostre impressioni le avremmo dette ad un amico e così le avremmo sapute. Ché in effetti tanto Bruno quanto io non ci siamo mai scrollati di dosso una innata timidezza.
     «Quando Bruno mi disse che voleva abbracciare la carriera militare io, che son sempre di complemento, gli feci osservare a quante cose avrebbe dovuto rinunciare. Ma sapevo già di non riuscire a convincerlo. Lasciò così gli studi liceali, dopo aver conseguita l'ammissione alla III liceo all'Asinara per poter divenire Sottotenente dato che il suo grado era di Sergente.
     «Bruno aveva le mani del pilota: robuste, dure, larghe, dominatrici, sensibili.